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- silver wing/purple/platinum sneakers scarpe donna su Trova Prezzi. outlet online store offer you low price sneakers scarpe donna No Sale Taxes,Enjoy 77% off now Qatar, le promesse non mantenute del governo sui diritti dei lavoratori immigrati trattati da schiavi - Repubblica.it ROMA - A poco sono servite le promesse fatte dal governo di Doha, che a maggio 2014 aveva messo sul tavolo una serie di riforme per combattere lo sfruttamento dei lavoratori migranti, in vista dei mondiali di calcio del 2022. Dopo sei mesi, niente è cambiato: salari e condizioni di lavoro continuano a violare i diritti fondamentali dei lavoratori. A dirlo il rapporto di Amnesty international "No time extra: How Qatar is still failing on workers' rights".Il Mondiale dello sfruttamento. Sotto accusa sono soprattutto due leggi: la Kafala e la norma che definisce le modalità d'uscita dal paese degli stranieri. Il sistema della Kafala prevede che il datore di lavoro faccia da "sponsor" e diventi responsabile del visto e dello status sociale del migrante, innescando un sistema di ricattabilità che spesso sfocia nel lavoro forzato. Nel secondo caso invece, il principale può monitorare gli spostamenti del dipendente fino al punto di poter vietargli l'uscita dal paese. Sponsorizzazione e norme d'uscita sono solo due delle gravi violazioni riportate dalle organizzazioni umanitarie. A queste vanno aggiunti salari irrisori, condizioni di lavoro insicure, abusi fisici e psicologici e povertà estrema. "Nonostante le ripetute promesse in vista della Coppa del Mondo - afferma Sherif Elsayed-Ali, responsabile Amnesty dei diritti di migranti e rifugiati - il governo del Qatar non ha ancora attuato nessuno dei cambiamenti più importanti, come l'abolizione del permesso di uscita e la revisione del sistema di sponsorizzazione abusiva".Promesse non mantenute. Criticato da stampa, istituzioni e organizzazioni umanitarie, il governo di Doha alla fine del 2013 ha aperto un'indagine per verificare le accuse di abuso. Nel maggio 2014 lo studio legale a capo della verifica ha redatto una relazione molto dettagliata che tra le altre cose, criticava duramente il sistema di sponsorizzazione. Poco dopo, il governo del Qatar ha annunciato una serie di riforme, tra cui proposte di modifica del sistema della Kafala e del permesso di uscita e di abolire una regola che impedisce ai lavoratori di tornare in Qatar per due anni dopo la fine di un contratto. Oltre ad essere insufficienti per arginare la piaga dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, le riforme previste da Doha non sono state mai attuate. "Il tempo - continua Sherif Elsayed Ali - si sta esaurendo velocemente. Sono passati quattro anni da quando il Qatar ha vinto la gara per ospitare la Coppa del Mondo e finora la risposta sugli abusi non è andata oltre le promesse e i piani di azione. Occorre un intervento urgente per evitare che il Mondiale ponga le basi sul lavoro forzato e lo sfruttamento". I punti cruciali. Il rapporto analizza la risposta del governo ai punti considerati cruciali per garantire dignità e diritti ai lavoratori migranti in Qatar. - Niente è stato fatto per risolvere il problema della Kafala, dell'exit-pass - Nulla per quanto riguarda gli abusi fisici e sessuali o per garantire un salario accettabile - Poco, troppo poco, invece è stato compiuto per migliorare le condizioni di sicurezza ed eliminare altri tipi di abuso. Insomma, ciò che è stato fatto finora è insufficiente. Non agendo rapidamente per contrastare la violazione dei diritti dei lavoratori, il Qatar rischia di danneggiare seriamente la sua credibilità e mettere in discussione il suo ruolo rispetto ai diritti umani"..
Le sneakers con la zeppa firmate Nike sneakers scarpe donna , La storia di Ri-Maflow, da ex fabbrica iper tecnologica a modello anti liberista - Repubblica.it TREZZANO SUL NAVIGLIO - Questa è la storia del recupero di una multinazionale italiana nata nel 1973, concepita e gestita secondo modelli culturali - ormai in disuso - di un capitalismo sano, ancorato a principi, certo, del profitto, ma anche al rispetto della fabbrica come organismo vivente, un luogo di produzione ad altissima tecnologia, animato da intelligenze e competenze di uomini e donne. La società, una multinazionale a capitale italiano con 23 stabilimenti in tutto il mondo (Europa, Americhe, Asia), produceva impianti di servosterzo, tubi freno, frizione, benzina e di componenti per il condizionamento dell'aria, con commesse, di fatto permanenti, della BMW, aveva il nome di MURRAY.L'arrivo dei finanzieri spericolati. Nel 1999 viene acquistata dal gruppo Manuli Rubber che la ridenomina MANULI Automotive Components S. p. A. Nel 2004 la holding scorpora il ramo d'azienda automotive, MAFLOW S. p. A., cedendolo al fondo finanziario di private equity "Italian Lifestyle Partner" promosso da Hirsch & Co. di Mario De Benedetti, Jean François Aron e Stefano Cassina, per circa 150 milioni di euro. L'11 Maggio 2009, nonostante l'apparente stato di salute dell'azienda, che dà lavoro a circa 320 persone solo a Trezzano, il Tribunale di Milano dichiara MAFLOW in stato di insolvenza (si parla di circa 300 milioni di debito per operazioni finanziare, gestionali e amministrative per lo meno "discutibili") e la pone sotto commissariamento, con l'apertura della procedura di Amministrazione Straordinaria. Appare subito chiaro che il salvataggio dell'azienda può avvenire solo attraverso l'acquisizione della stessa da parte di un'altra società.L'arrivo del polacco. Dopo circa un anno e mezzo di Amministrazione Straordinaria - in cui lo stabilimento di Trezzano perde la quasi totalità delle commesse dei propri clienti, dubbiosi sul destino dell'azienda - l'imprenditore polacco Boryszew compra MAFLOW, e il 2 Ottobre 2010 parte MAFLOW Boryszew con soli 80 dipendenti ("scelti con criteri discutibili", si legge sul sito della fabbrica) su 320 a Trezzano. Duecentoquaranta dipendenti rimangono in cassa integrazione e continuano la lotta iniziata nel 2009, questa volta per riportare in azienda le molte commesse perse nell'ultimo anno (soprattutto di BMW, 80% del fatturato) nella speranza che MAFLOW Boryszew si risollevi, cresca e possa riassumerli.Il riciclaggio della fabbrica nel riciclo dei rifiuti. All'inizio dell'Estate del 2012, dopo mesi di lotte per il rilancio di MAFLOW Boryszew e di ricerche senza successo di un nuovo lavoro, si insinua fra i cassintegrati MAFLOW S. p. A. l'idea di costituire una Cooperativa, una Società di Mutuo Soccorso, in cui il lavoro invece che cercato all'esterno, dove non c'è, venga creato dall'interno, e permetta a tutti di sostenersi. Viene individuato il settore in cui la Cooperativa debba lavorare, ecologico, quello del riciclo dei rifiuti, soprattutto tecnologici, ma non esclusivamente, e viene individuata una possibile collocazione presso il sito di Trezzano (di proprietà di Unicredit) dove è ormai chiaro che la "nuova" MAFLOW Boryszew sta morendo e dove non si prevede l'arrivo di altre aziende.I diversi tentativi di salvataggio. L'idea diventa più concreta e credibile a Settembre 2012 quando anche il centro per l'impiego AFOL Sud Milano di Corsico, che già sta supportando i cassintegrati MAFLOW S. p. A. con interventi di riqualificazione, istituisce un nuovo ulteriore intervento di formazione e di supporto per il particolare percorso imprenditoriale intrapreso da chi vuole costituirsi in Cooperativa. A fine anno, anche la Regione Lombardia prende in considerazione i cassintegrati MAFLOW, nell'ambito del proprio progetto di "Impresa Sociale come rescue-company". Intanto, a Dicembre 2012, dopo i 2 anni obbligatori "per contratto", senza avere mai attuato una strategia di rilancio dello stabilimento, dirottando le commesse riconquistate dalla lotta dei cassintegrati in altri stabilimenti del gruppo, Boryszew chiude anche l'ultimo residuo di MAFLOW a Trezzano.E oggi? Oggi - dicono i dipendenti - "Siamo diventati RiMaflow e il 1° Marzo 2013 ci siamo costituiti in Cooperativa Sociale ONLUS. 'Ri' per tutte le cose belle che vogliamo rappresentare, che cominciano così (Rinascita, Riuso, Riciclo, Riappropriazione, Rivolta (il debito), Rivoluzione e 'RiMaflow' anche per dire 'ecco di nuovo la Maflow!', 'è ancora Maflow!', pensavate fossimo finiti, invece no!. Abbiamo bisogno di un posto per la nostra Cooperativa - si legge ancora sul sito dei dipendenti - perché non darci il sito storico di MAFLOW, ora abbandonato? Il sito che dal 2010 è passato improvvisamente da 320 a 80 dipendenti, in gran parte è già da quella data in abbandono e disfacimento. Con noi, fra le altre cose, verrebbe preservato e sistemato anche a vantaggio del proprietario Unicredit. Che facciamo? Dove andiamo? Dobbiamo rinunciare all'idea di uscire dalla crisi con le nostre forze? Dobbiamo paradossalmente arrenderci al fatto che la soluzione (parziale) stia solo negli ammortizzatori sociali, che pesano su tutta la collettività (e che termineranno)?"L'idea nuova di sviluppo per sopravvivere. Il progetto RiMaflow sostiene dunque un nuovo modo d'intendere lo sviluppo e rappresenta il tentativo di rispondere a due problemi fondamentali del nostro tempo: la crisi economico-finanziaria e quella ambientale. Non a caso le parole d'ordine sono: "Reddito, Lavoro, Dignità, Autogestione". L'idea è quella di riappropriarsi del proprio lavoro attuando una riconversione ecologica della fabbrica e costruire - come si legge nel sito degli operai e dei tecnici - "una linea di produzione per la gestione delle apparecchiature elettriche ed elettroniche obsolete. E creare una fabbrica aperta al tessuto sociale, capace di catalizzare le pratiche di riuso e riciclo e promuovere la riduzione degli impatti ambientali".Dalle linee industriali alla passata di pomodoro. Si è, tra l'altro, istaurato un rapporto positivo con i produttori locali, fornendo loro una logistica per la distribuzione dei prodotti biologici e autofinanziandosi con piccole produzioni agro-alimentari, come la "Ripassata" (cioè la passata di pomodoro) ed il "Rimoncello" (un gustoso limoncello). S'è avviato un Mercatino dell'usato e organizzato una ciclofficina, oltre a varie attività artigianali per creare opportunità di lavoro anche per altri disoccupati. Per autofinanziarsi si organizzano spettacoli ed attività culturali (musica, teatro, corsi, ecc.) con l'apertura di un bar e una piccola ristorazione per chi opera all'interno della fabbrica.La cittadella dell'Altra Economia. L'obiettivo è realizzare una "cittadella dell'altra economia" dove attività produttive ed attività sociali si incontrano per resistere alla crisi e promuovere iniziative in contro tendenza con il modello economico liberista. "Non crediamo - dicono gli ex dipendenti della Maflow - di essere un modello riproducibile in ogni contesto, il sistema produttivo è talmente peculiare e l'autogestione talmente complessa che la cosa sarebbe impossibile. Quello a cui miriamo è la diffusione di un nuovo modo di intendere la produzione. Al centro di questa concezione, si trova l'autorganizzazione dei lavoratori, il più alto livello di sostenibilità ecologica conseguibile e la partecipazione del tessuto sociale alla vita di fabbrica. Ma sta alle singole esperienze trovare le forme e i modi per far si che ciò si realizzi". sneakers scarpe donna,Renè Caovilla for Shoescribe.com, un sandalo gioiello per festeggiare i suoi 80 anni
- Zalando.it sneakers scarpe donna, Per l'inverno non potranno mancare i guanti borchiati sneakers scarpe donna Chiamparino: "Per salvare vite umane sforiamo il patto di stabilità" - Repubblica.it Sergio Chiamparino TORINO - Il principio sembra ineccepibile e di buon senso. Anche se non sarà facile convincere gli uomini di Padoan. "Il principio - dice Sergio Chiamparino - è che se un sindaco valuta che un'opera è davvero urgente per tutelare la sicurezza dei suoi cittadini, quel sindaco deve poter sforare il patto di stabilità e fare la spesa urgente". Chiamparino, governatore del Piemonte e presidente della Conferenza delle Regioni, usa l'esempio del sindaco per spiegare quali sono le richieste dei governatori all'esecutivo: escludere gli interventi urgenti dal patto di stabilità, e semplificare le procedure per mettere in sicurezza il territorio.Chiamparino, avete fatto un calcolo dei danni provocati dalle alluvioni di questi giorni nelle diverse regioni?"Ogni presidente di Regione fa i suoi calcoli e certamente una cifra precisa ce l'avremo solo nei prossimi giorni. Credo però che per gli interventi più urgenti sarà difficile stanziare meno di un miliardo di euro. Opportunamente il governo ha convocato regioni, sindaci e autorità di bacino il 20 novembre per coordinare gli interventi".Voi chiedete di allentare i vincoli del patto di stabilità alla finanza locale. Perché?"In queste ore incontro sindaci in grave difficoltà. Non solo perché i loro paesi e le loro città sono messi in ginocchio da fiumi che esondano, frane che minacciano le zone abitate, strade interrotte. Sono sindaci arrabbiati che mi chiedono: "Che cosa devo fare? Io i soldi per tirare su un argine o rinforzare un ponte li avrei ma non posso spenderli senza violare i vincoli del patto di stabilità". È una situazione semplicemente assurda".Lei che cosa risponde a quei sindaci?"Dico che se sono convinti della necessità di costruire quelle opere, che violino le regole. È meglio sfondare un patto di stabilità che osservare impotenti un fiume che sfonda gli argini non rinforzati e allaga le case ".Chiedete al governo di poter violare il patto?"Chiederemo che per le opere di messa in sicurezza del territorio quel patto non valga".Temete una risposta negativa?"Per la verità qualche segnale positivo è, al contrario, già contenuto nella legge di stabilità. Si prevedono tre miliardi di allentamento. Che credo vadano destinati soprattutto alla messa in sicurezza del territorio e delle scuole".Che cosa chiedete in più?"Proponiamo quello che il burocratese definisce il "patto verticale".Di che cosa si tratta?"Si tratta di affidare alle Regioni la facoltà di pareggiare i conti tra i diversi comuni. Se c'è un paese che deve rinforzare un argine può farlo sforando il patto perché il paese accanto, che non ha bisogno di particolari interventi, può spendere meno in investimenti".Una facoltà importante data alle Regioni. Che oggi non godono fama di amministrazione particolarmente oculata..."Ma anche in questo caso non si può generalizzare. Bisogna invece che ciascuno diventi più responsabile. È più facile che sia io, presidente di Regione, a conoscere le esigenze dei miei comuni che non, con tutto il rispetto, un alto funzionario di un ministero".Chiamparino c'è un'Italia che sprofonda nel fango e un'altra che si divide sulla riforma della legge elettorale. Come si conciliano?"Non ci sto alla facile accusa alla politica di guardare da un'altra parte. Avremmo i problemi del dissesto idrogeologico anche se non si discutesse di legge elettorale. E se posso dirla tutta, senza un sistema politico in grado di governare e decidere, i problemi di questi giorni ce li porteremo dietro ancora per altri decenni. Senza un governo del territorio si costruiscono le città sui letti dei torrenti, senza un sistema politico che funziona gli abusi e le irregolarità aumentano, non diminuiscono. Non mi scandalizza che la politica discuta contemporaneamente di emergenza alluvione e di riforma elettorale. Vorrei anzi che si arrivasse presto a decidere su ambedue".