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Dakota Fanning per le strade di New York con una bag p/e 2014 by Prada nike air max running , Un Google dedicato all'archeologia. Lo vuole l'Ue - Repubblica.it LO HA VOLUTO l'Ue ed entro il 2017 metterà online sei milioni di reperti archeologici. Il progetto di chiama Ariadne e vede coinvolti 23 partner e 7 associati di 19 Paesi sotto la guida dell'italiano Franco Niccolucci del Pjn-Polo Universitario Città di Prato. Sarà una sorta di "Google" dell'archeologia che porterà in rete pezzi, siti e reperti tra i più importanti della storia: "Con Ariadne, attivato nel 2013 e che durerà quattro anni, contiamo di mettere on line circa sei milioni di schede di oggetti o siti archeologici entro il 2017 in tutta Europa", anticipa Niccolucci. "Con questo progetto stiamo facendo un 'Google' più intelligente per l'archeologia perché mentre Google lavora sui testi, noi puntiamo a mettere online i database, cioè informazioni digitali specifiche, archiviate in modo strutturato", spiega Niccolucci. Come dire, l'archeologia sarà a portata di un click, con la sua storia, le sue scoperte, i suoi straordinari reperti, gli affascinanti siti a cominciare da Pompei. L'obiettivo, continua Niccolucci, è di "rendere interoperabili i dati, di offrire cioè a studiosi, ricercatori o appassionati, l'accesso a tutti gli archivi archeologici europei". Ora, "tutti gli stati europei hanno un loro archivio digitale, ci sono in totale in Europa circa 4,5 milioni di schede di materiali archeologici, e anche l'Italia ne ha uno con circa 400mila schede. Il nostro obiettivo è rendere fruibile in versione 2.0 tutta questa ricchezza culturale", spiega Niccolucci.L'obiettivo di Ariadne (l'acronimo sta per Advanced Research Infrastructure for Archaeological Dataset Networking in Europe) è quello di realizzare una "infrastruttura avanzata di ricerca per la messa in rete degli archivi digitali archeologici in europa", dice Niccolucci. E, spiega, proprio "il nome greco della principessa di Creta, Arianna in italiano, che dette a Teseo il filo per uscire dal labirinto. Nel nostro caso vogliamo realizzare 'filo' virtuale che consenta di uscire dalla frammentazione e dalla dispersione attuale degli archivi archeologici europei". Ma cosa cambierà fra pochi anni con la realizzazione di Ariadne? "È semplice. Se oggi", dice Niccolucci, "cerco su Google un'informazione sui Promessi sposi, trovo Amazon che mi vende la copia del libro, saggi critici di professori, magari trovo anche qualche foto di un pranzo di nozze dove è citato il capolavoro del Manzoni, non trovo però il volume che è nella Biblioteca di Roma. Quindi", continua, "il salto è passare da informazioni disordinate a dati e informazioni strutturate, organizzate bene per consentire a chi fa ricerca di confrontare e integrare le proprie scoperte con quelle di altri studiosi. È così che si crea nuova conoscenza. A fare avanzare la conoscenza nell'archeologia saranno quindi ambienti digitali e nuove tecnologie come le stampanti in 3D. Insomma, il futuro che svela il passato perché Ariadne sarà solo "un primo passo" evidenzia lo studioso. Per questo obiettivo si svilupperanno tecnologie tipiche del web 2.0, come ad esempio la navigazione basata sui cosiddetti Linked Data, cioè l'individuazione di contenuti comuni che collegano archivi differenti. Una parte consistente di questi dati è costituita dalla cosiddetta "letteratura grigia", cioè le relazioni prodotte durante l'esecuzione di scavi di emergenza, "un patrimonio di informazioni non pubblicate e destinate per questo a non essere recuperabili", ricorda Niccolucci. Questi documenti saranno quindi indicizzati usando tecniche di elaborazione del linguaggio naturale, cioè privo di codifica informatica. Per realizzare Ariadne, la Commissione Europea ha stanziato 8 milioni di euro nell'ambito del programma "Infrastrutture di ricerca" e l'Italia conta tre presenze di rilievo, il Cnr, il Mibact e l'Università di Firenze, contro una isitutzione della Francia, due della Grecia, una della Germania, una della Gran Bretagna e due dell'Olanda. "Abbiamo il più alto numero di presenze nell'ambito del progetto perché", dice Niccolucci, "noi italiani nel settore dell'archeologia siamo decisamente al top". nike air max running,Moschino e Kartell creano i sandali Super Bow: in o out?
- Sneakers basse nike air max running, Rosetta, via libera all'attivazione del trapano sulla cometa - Repubblica.it (lapresse) IL LANDER Philae è contento, avevano detto ieri all'Agenzia Spaziale Europea (Esa) nel corso della conferenza stampa per fare il punto dopo l'atterraggio sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Contento, ma un po' sperduto, secondo gli ultimi dati raccolti. Il lander infatti sta inviando correttamente dati e immagini, ma la situazione non è così rosea, sottolineano all'European Space Operation Centre (Esoc) di Darmstadt, dove si trova il controllo missione di Rosetta. La sonda madre, che orbita intorno alla cometa, non è ancora riuscita a localizzare con precisione la posizione del lander, nonostante sia nota l'area di discesa. Inoltre il lander si appoggia sul nucleo solamente sotto l'azione del suo peso, poiché gli arpioni e i sistemi di ancoraggio non hanno funzionato. Ma ci sarebbe un problema ben più urgente da risolvere, hanno sottolineato oggi gli scienziati dell'ESA. Philae si trova infatti in una regione abbastanza in ombra, che non consente una ricarica completa delle batterie. A meno di non riuscire a spostarsi rapidamente, Philae potrebbe quindi avere le ore contate.Caccia al lander. Come reso noto ieri, la discesa sul nucleo cometario si è rivelata alquanto movimentata, con una serie di due rimbalzi, che hanno portato il lander a circa un chilometro dal sito della discesa. In quale punto esattamente, non lo sappiamo ancora. Dallo spazio, la sonda Rosetta sta passando al setaccio il sito di accometaggio grazie alla camera Osiris. Tuttavia, come ha dichiarato oggi il responsabile di Osiris, Holger Sierks, non ci sono tracce di Philae.Dai dati raccolti dagli strumenti del lander, sembra però che la posizione non sia troppo favorevole, nei pressi di un cratere che era stato scartato in precedenza al momento di decidere il sito di discesa. Come ha sottolineato Stephan Ulamec, Direttore del team che controlla il lander, "Potremmo essere sul bordo di questo cratere, il che potrebbe spiegare questo bizzarro... orientamento che abbiamo visto". Potrebbe essere persino coricato su un lato. Una cosa che sembra certa è che una delle tre gambe di Philae non appoggia al suolo, che rende la posizione ancora più precaria. Come sia finito in questa posizione non è ancora del tutto chiaro. Potrebbe essere stata colpa della discesa stessa, oppure potrebbe essere stata dovuta all'utilizzo del Multi-Purpose Sensors for Surface and Sub-Surface Science (MUPUS), un braccio meccanico strumento dotato di una punta e un piccolo martello per perforare la superficie. Mupus è stato attivato nella notte per cercare di modificare la scomoda posizione di Philae. Ma martellando il nucleo della cometa, Mupus potrebbe aver spostato il lander, un evento non improbabile, dato il ridotto campo gravitazionale della cometa.Rosetta, le prime foto dello sbarco sulla cometa Un posto all'ombra. Ma trovare il lander non è al momento il problema principale. Dovunque sia con precisione, il lander si trova in una regione decisamente poco illuminata, dove riceve solo un'ora e mezza di illuminazione ogni 12 ore. In questa ridotta frazione di tempo, non è possibile caricare al meglio, attraverso i pannelli solari, le batterie del lander, che sfrutta ancora in gran parte l'energia della batteria primaria, la cui durata era di circa 65 ore.Il team di Philae sta ora cercando di sviluppare una strategia per migliorare l'illuminazione, che potrebbe essere basata su una piccola rotazione del lander in modo da esporre alla luce il pannello più grande. Tentare di lanciare gli arpioni potrebbe essere troppo rischioso, poiché farebbe rimbalzare il lander in una direzione imprevedibile, anche se questa manovra potrebbe "rimetterlo in piedi". In questa situazione delicata, all'Esa hanno deciso di attivare il trapano e il "martello" Mupus a bordo di Philae, per tentare una manovra estrema per liberare il lander. Se l'operazione avrà successo, Philae potrebbe trovarsi in una posizione migliore, da cui pensare ad altre manovre per portarlo ancora di più alla luce. Procede intanto la sequenza per l'attivazione del trapano Sd2. Sarà il primo strumento a scavare il suolo di una cometa fino alla profondità di circa 20 centimetri. Dopo la perforazione che durerà circa due ore, i campioni raccolti verranno distribuiti e analizzati ad altri tre strumenti di Philae chiamati Ptolemy, Cosac (COmetary SAmpling and Composition) e Civa (Comet Nucleus Infrared and Visible Analyzer). L'analisi richiederà un'altra ora, quindi i dati saranno inviati alla sonda Rosetta, che li invierà a sua volta al centro di controllo dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) in Germania, a Darmstadt.L'ora della verità. Nel frattempo gli esperti stanno conducendo diverse simulazioni per capire la durata delle batterie. Secondo le ultime stime, le batterie potrebbero esaurirsi intorno alle 8 di questa sera, mentre il prossimo contatto con la sonda madre dovrebbe avvenire intorno a mezzanotte. I tecnici dell'Esa stanno contando i watt di potenza usati da Philae per capire quanto potrà resistere in questa condizione. "Non siamo ancora sicuri se le batterie avranno ancora energia per trasmettere i dati quando entreremo in contatto più tardi questa sera" ha ricordato Ulamec. "Intorno a mezzanotte lo dovremmo sapere". Solo allora capiremo se il piccolo lander è riuscito a sopravvivere un altro giorno. nike air max running Le quotazioni del petrolio sono in picchiata: l'Opec si spacca - Repubblica.it (ap) MILANO - L'Opec, l'organizzazione dei paesi produttori di petrolio, sarebbe intenzionata a mantenere intatto lo status quo lasciando invariato a 30 milioni di barili il tetto giornaliero di produzione dell'oro nero: un limite ufficiale fissato nel 2011. E' quanto riferito da un ex consigliere del ministro saudita del Petrolio, Mohammed Suroor al-Sabban, in vista della prossima prossima riunione del cartello che si terrà a Vienna il 27 novembre e si preannuncia come particolarmente complessa. Il prezzo del greggio è infatti ai minimi degli ultimi 4 anni e sono molti i Paesi membri dell'organizzazione che, per far aumentare le quotazioni, vedrebbero di buon occhio un taglio. L'Arabia preferisce vendere a prezzi "scontati" ai propri clienti piuttosto che abbassare le quote. Il Paese ha infatti aumentato la produzione nel 2012 per compensare le carenze dell'Iran, sottoposto ad embargo a causa del suo controverso programma nucleare.Da parte sua il ministro iraniano del petrolio, Bijan Namdar Zanganeh, ha accusato alcuni Paesi produttori di accampare "scuse" per evitare di ridurre la produzione e di rilanciare in questo modo le quotazioni internazionali. "Certi Paesi hanno aumentato la produzione dopo l'uscita dal circuito di altri Stati produttori. Per loro è ora difficile ridurla con l'obiettivo di stabilizzare il mercato e inventano scuse per giustificare le loro azioni", ha affermato Zanganeh. Di certo la partita interna all'organizzazione è sempre più aperta. Fino a pochi giorni fa anche paesi considerati tradizionalmente "falchi" come l'Iran sembravano escludere un taglio della produzione in risposta al tracollo dei prezzi sui mercati internazionali, scesi del 30% negli ultimi sei mesi, una flessione che mette a rischio i piani di bilancio di numerosi paesi produttori. Sono quindi cresciute le pressioni per un giro di vite che risollevi le quotazioni da parte di membri come l'Ecuador, la Libia e, soprattutto, il Venezuela, che sta attraversando una grave crisi economica. E proprio il ministro degli Esteri di Caracas, Rafael Ramirez, ha oggi incontrato a Teheran il ministro del petrolio iraniano Zanganeh, che ha condiviso la preoccupazione di Ramirez per l'attuale congiuntura petrolifera.Certo è che quello del 27 novembre prossimo si preannuncia come uno dei vertici più combattuti della storia recente dell'Opec, almeno da quel tavolo del giugno 2011 che vide il cartello spaccarsi a metà, con i "falchi" (tra i quali proprio Iran e Venezuela) che riuscirono a far saltare il piano saudita di un incremento della produzione che desse respiro agli acquirenti. La congiuntura dell'epoca era infatti agli antipodi, con quotazioni ben superiori ai 100 dollari al barile. Oggi, invece, i prezzi si aggirano intorno a quota 75 dollari e non sembrano ancora aver toccato il fondo.